Ne vogliamo parlare?
Di che cosa?
Di tutto.
Va bene.
Che musica fai?
Intendi dire oggi o in passato?
Oggi.
Musica elettronica.
Ti piace codesta etichetta?
Mi sembra la più appropriata.
Parliamo dell’orchestra virtuale…
Grazie allo sviluppo di campionatori ad alta capacità, alla registrazione di grandi librerie di campioni strumentali e alle capacità dei moderni sequencer, la simulazione delle esibizioni orchestrali tradizionali è diventata piuttosto sofisticata.
Come mai la si utilizza?
Sebbene il processo di sviluppo di una particolare partitura richieda grande abilità e sensibilità e possa richiedere molto tempo, il metodo è più economico, rispetto all’utilizzo di un gruppo completo di musicisti acustici. Per questo motivo, gran parte della musica ascoltata in televisione e al cinema utilizza una qualche forma di orchestra virtuale.
Qual è la tua opinione circa l’orchestra virtuale?
Trovo poco fantasioso puntare l’orchestra virtuale su un obiettivo di simulazione, quando il suo potenziale potrebbe essere meglio sfruttato consentendole di funzionare in modo idiomatico, mentre fa avanzare la forma d’arte lungo la traiettoria dello sperimentalismo.
Ti è capitato di produrre musica in cui un’orchestra virtuale simuli un’orchestra reale?
Sì, in varie occasioni…
Qualche esempio?
Nel singolo Catania Symphony (2024), un’orchestra classica virtuale simula un’orchestra classica reale; nel singolo Pathos the Traitor (2023), un’orchestra classica virtuale simula un’orchestra classica reale; nel singolo Intervallo (2024), un’orchestra d’archi virtuale simula un’orchestra d’archi reale…
Sei pentito di aver prodotto codeste simulazioni?
No ma sono interessato a fare roba diversa…
Cioè?
Musica elettronica senza limiti. Musica che utilizzi tutte le risorse possibili e immaginabili, piuttosto che limitarsi a simulare formazioni tradizionali. Insomma, i famigerati mockup orchestrali (o quartettistici o pianistici eccetera) non mi interessano molto, tranne nel caso in cui io abbia scritto musica destinata proprio a quegli organici tradizionali e quindi abbia bisogno di produrla così com’è stata scritta o concepita…
In passato, hai composto molta musica pianistica, vero?
Sì. Questo dipende dal fatto che davo molta importanza alla performance dal vivo e quindi volevo avere del materiale da suonare in prima persona. Oggi, mi basta comporre e produrre e non vedo perché dovrei limitarmi al solo pianoforte…
Che ore sono?
Le dodici e quarantaquattro.
Sei felice?
Sì.
Come definiresti la musica contenuta nell’albo Civilization Phaze Iii (1994)?
Musica elettronica.
Grazie.
Di nulla.
Ti piace codesta etichetta?
Mi sembra la più appropriata.
Parliamo dell’orchestra virtuale…
Grazie allo sviluppo di campionatori ad alta capacità, alla registrazione di grandi librerie di campioni strumentali e alle capacità dei moderni sequencer, la simulazione delle esibizioni orchestrali tradizionali è diventata piuttosto sofisticata.
Come mai la si utilizza?
Sebbene il processo di sviluppo di una particolare partitura richieda grande abilità e sensibilità e possa richiedere molto tempo, il metodo è più economico, rispetto all’utilizzo di un gruppo completo di musicisti acustici. Per questo motivo, gran parte della musica ascoltata in televisione e al cinema utilizza una qualche forma di orchestra virtuale.
Qual è la tua opinione circa l’orchestra virtuale?
Trovo poco fantasioso puntare l’orchestra virtuale su un obiettivo di simulazione, quando il suo potenziale potrebbe essere meglio sfruttato consentendole di funzionare in modo idiomatico, mentre fa avanzare la forma d’arte lungo la traiettoria dello sperimentalismo.
Ti è capitato di produrre musica in cui un’orchestra virtuale simuli un’orchestra reale?
Sì, in varie occasioni…
Qualche esempio?
Nel singolo Catania Symphony (2024), un’orchestra classica virtuale simula un’orchestra classica reale; nel singolo Pathos the Traitor (2023), un’orchestra classica virtuale simula un’orchestra classica reale; nel singolo Intervallo (2024), un’orchestra d’archi virtuale simula un’orchestra d’archi reale…
Sei pentito di aver prodotto codeste simulazioni?
No ma sono interessato a fare roba diversa…
Cioè?
Musica elettronica senza limiti. Musica che utilizzi tutte le risorse possibili e immaginabili, piuttosto che limitarsi a simulare formazioni tradizionali. Insomma, i famigerati mockup orchestrali (o quartettistici o pianistici eccetera) non mi interessano molto, tranne nel caso in cui io abbia scritto musica destinata proprio a quegli organici tradizionali e quindi abbia bisogno di produrla così com’è stata scritta o concepita…
In passato, hai composto molta musica pianistica, vero?
Sì. Questo dipende dal fatto che davo molta importanza alla performance dal vivo e quindi volevo avere del materiale da suonare in prima persona. Oggi, mi basta comporre e produrre e non vedo perché dovrei limitarmi al solo pianoforte…
Che ore sono?
Le dodici e quarantaquattro.
Sei felice?
Sì.
Come definiresti la musica contenuta nell’albo Civilization Phaze Iii (1994)?
Musica elettronica.
Grazie.
Di nulla.
No comments:
Post a Comment