La lettera k non è di solito inserita nell’alfabeto italiano, poiché ai tempi in cui questo fu definito l’uso era andato scemando lasciandone traccia solo in alcuni dialetti, soprattutto nelle zone di confine, per contaminazione con i paesi limitrofi. Tuttavia ormai, a causa della crescente presenza anche nella lingua italiana ufficiale di prestiti linguistici, è da tempo utilizzata, pur essendo il fonema corrispondente già presente in italiano. Il suo suono è sempre occlusivo velare sordo, anche dinanzi ad e e ad i, caratteristica che lo distingue dalla lettera c.
Fino dagli anni sessanta, nell’uso gergale di anarchici, degli yippie e soprattutto dopo l’influenza del punk, la lettera k è talvolta utilizzata in modo grammaticalmente scorretto in luogo del digramma ch, della lettera c (nei casi in cui assuma suono velare) o anche della lettera q. Basti pensare alla grafia di «Amerika» con riferimento agli Stati Uniti d’America, impiegata in differenti campi culturali, con intento di denuncia sociale.
L’uso, inoltre, si allarga al linguaggio scritto informale, come nel linguaggio degli Sms e nella scrittura di appunti e note veloci. Ciò è dovuto al fatto che in tali casi il suono emesso è identico a quello della lettera k, ottenendone così un risparmio di una lettera laddove essa fosse posta in luogo di ch.
06 April 2023
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