La parola Gestalt fu usata per la prima volta, come termine tecnico, da Ernst Mach. In seguito, Edmund Husserl e Christian von Ehrenfels ripresero il termine da Mach nelle loro teorie psicologiche a fondamento filosofico. Deriva dal verbo gestalten, che significa «mettere in forma» o «dare una struttura significante».
Fondatori della psicologia della Gestalt sono di solito considerati Max Wertheimer e i suoi allievi Kurt Koffka e Wolfgang Köhler, che sono stati certamente i principali promotori e teorizzatori scientifici di questa corrente di ricerca in psicologia. I loro studi psicologici si focalizzarono soprattutto sugli aspetti percettivi e del ragionamento/risoluzione di un problema. La Gestalt contribuì a sviluppare le indagini sull’apprendimento, sulla memoria, sul pensiero e nell’ambito della psicologia sociale.
L’idea portante dei fondatori della psicologia della Gestalt, cioè che l’insieme fosse differente, nuovo o altro rispetto alla somma delle singole parti, in qualche modo si opponeva al modello dello strutturalismo, diffusosi dalla fine dell’Ottocento e ai suoi principi fondamentali, quali l’elementarismo. Da qui la famosa massima: «Il tutto è diverso dalla somma delle sue parti».
Le teorie della Gestalt si rivelarono altamente innovative, poiché rintracciarono le basi del comportamento nel modo in cui è percepita la realtà, anziché per quella che è realmente; quindi il primo pilastro della teoria della Gestalt fu costruito sullo studio dei processi percettivi e in una percezione immediata del mondo fenomenico.
Il modello teorico della Gestalt riguardante l’apprendimento si oppose a quello comportamentista, secondo il quale gli animali risolvevano le problematiche con un criterio costituito da tentativi ed errori, proponendo invece un criterio di spiegazione formato dal pensiero, dalla comprensione e dall’intuizione. Nel settore della psicologia sociale, le teorie della Gestalt entrarono in conflitto con quelle comportamentiste, che prevedevano di spiegare il comportamento sociale solo in base alle gratificazioni sociali, quali l’elogio e l’approvazione e proposero invece la teoria dell’attribuzione, che metteva in risalto le sensazioni, le percezioni, gli obiettivi, le intenzioni, le convinzioni, le motivazioni e le credenze.
Successivamente, importanti studi furono condotti da Lewin con la teoria del campo e da Goldstein con una teoria della personalità secondo la quale l’intero organismo partecipa al suo comportamento.
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