08 July 2023

I Vst sono «strumenti virtuali» disponibili in diversi formati, a seconda del sequenziatore intangibile utilizzato. Sono disponibili sul mercato i più svariati tipi di strumenti virtuali: pianoforti, sintetizzatori, strumenti a fiato eccetera. Solitamente, i Vst utilizzano sorgenti Midi come segnale di ingresso e generano il suono in uscita, a seconda dello strumento usato. L’interfaccia grafica dei Vst permette le varie messe a punto relative allo strumento caricato. Se ad esempio stiamo utilizzando un sintetizzatore, possiamo regolare oscillatori, filtri e altri controlli presenti anche nello strumento reale.

Durante la seconda guerra mondiale, alcuni tecnici dell’Esercito britannico erano impegnati nella decrittazione dei codici tedeschi di Enigma, di cui già conoscevano la meccanica interna (detta «componente dura», nel senso di ferraglia), grazie ai servizi segreti polacchi. La prima versione di Enigma sfruttava tre rotori per mescolare le lettere. Dopo il 1941, alla Enigma fu aggiunto un rotore e la squadra di criptoanalisti inglesi – capitanati da Alan Turing – si dovette interessare non più alla sua struttura fisica ma alle posizioni in cui erano utilizzati i rotori della nuova Enigma.
Dato che queste istruzioni erano scritte su pagine solubili nell’acqua (per poter essere più facilmente distrutte, evitando in tal modo che cadessero nelle mani del nemico), furono chiamate «componente tenera», in contrapposizione a «componente dura».
Il senso moderno del termine deriva dalle istruzioni date agli elaboratori ed è stato utilizzato per la prima volta nel 1957 da John Wilder Tukey, noto statistico statunitense. Dal 1950, l’analogia componente dura-corpo umano e componente tenera-mente umana si è fatta molto forte, dal momento che Turing ha sostenuto che il progresso tecnologico sarebbe riuscito a creare, entro il 2000, delle macchine intelligenti atte alla risoluzione dei problemi.

La monofonia, abbreviata in mono, è una tecnica di riproduzione/registrazione del suono che prevede un unico flusso sonoro completo destinato ad essere riprodotto da un unico diffusore acustico posizionato frontalmente all’ascoltatore.
Per esigenze particolari – come ad esempio la necessità di servire un ambiente d’ascolto molto ampio – tale flusso sonoro può anche essere riprodotto da più diffusori acustici ma le informazioni sonore riprodotte da tali diffusori rimangono comunque le stesse per ogni diffusore.
La monofonia è stata la prima tecnica di riproduzione/registrazione del suono implementata, la più semplice ma anche quella che offre le prestazioni minori. In natura, infatti, il suono può avere origine da molteplici punti spaziali, quindi più flussi sonori sono implementati (per dare origine a fonti sonore riprodotte da diffusori acustici posizionati in differenti punti spaziali), maggiore è il livello di realismo ottenibile.

La stereofonia è una tecnica di registrazione/riproduzione del suono che prevede due flussi informativi sonori, ognuno dei quali destinato a essere riprodotto da un diverso diffusore acustico posizionato nell’ambiente d’ascolto, diversamente rispetto all’altro e secondo regole prestabilite. Si basa sull’attitudine dell’udito umano a distinguere la provenienza dei suoni. La stereofonia si contrappone alla monofonia, che prevede invece un unico flusso informativo sonoro.
Le basi della stereofonia furono poste pionieristicamente e sul piano teorico dalla teoria di Rayleigh (1896), che prende nome dall’ideatore, il fisico John William Strutt Rayleigh e pubblicata anche in due noti libri dello stesso autore, in particolare nel secondo volume furono poste le basi. Tuttavia, la data ufficiale della nascita della stereofonia è fatta risalire al 1931, con l’ingegnere Alan Dower Blumlein.
Proprio perché prevede due flussi informativi sonori, la stereofonia si contrappone alla monofonia (che prevede invece un unico flusso informativo sonoro) e ai sistemi multicanale, tipicamente usati per effetti surround (per esempio Dolby Digital, Dolby Surround, Dolby Atmos e quadrifonia), anche se esistono delle tecnologie di simulazione per il surround usando due canali.
La stereofonia, inoltre, non dev’essere confusa con sistemi di riproduzione analoga, come quella binaurale (studiata per l’ascolto in cuffia), l’acusmonium, l’olofonia, l’ambisonic eccetera.

Nel caso della tecnica binaurale, essa si differenzia dalla consueta stereofonia
più in fase di registrazione, poiché i microfoni sono tipicamente sistemati con orientamento divergente a centottanta gradi o direttamente nella testa di un manichino – anziché con schema incrociato o altri schemi tipici per la stereofonia – e in generale per essere ottimizzata per l’ascolto in cuffia.
La tecnica binaurale si può considerare il sistema più affine alla stereofonia tra le alternative, mentre è dibattuto se può essere considerata essa stessa un caso particolare di stereofonia, considerando i differenti diagrammi polari e le angolazioni di orientamento microfonico – e spesso richiede degli adattamenti mediante elaborazioni Dsp o equivalenti analogici, affinché la sorgente registrata possa essere percepita come attendibile o credibile sensorialmente.

Esistono sottosistemi e derivate di vario tipo della stereofonia, molti dei quali sono
tentativi falliti o hanno avuto un periodo di successo che poi è scemato: enhanced stereo, DualDisc di Sony, Deep Stereo eccetera.

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