10 March 2023

1. Breve idea o frase.
2. La stessa frase ripetuta ma con una piccola variazione.
3. Il motivo decolla in un volo di ispirazione.

Come ogni altra cosa associata a Schönberg, la variazione in sviluppo ha suscitato molte critiche. Le critiche di solito si concentrano sulle preoccupazioni storiche circa l’analisi di opere del Xix secolo da una posizione del Xx secolo (in questo caso, modernista). Ciò è comprensibile, dal momento che Brahms visse tra il 1833 e il 1897.

La variazione in sviluppo non è una tecnica ma un’idea e la difficoltà nel coglierla deriva principalmente dalla sovrapposizione dei termini «tema», «forma base» e «idea» – che Schönberg usa in modo incoerente.

Il rapporto tra idea e presentazione, tema e variazione continua, forma di base e abbondanza di forme è, in senso stretto, dialettico.

La connessione tra tema e forma cambia da caso a caso, poiché ogni brano è unico.

Invece di complicare il concetto di tema, si dovrebbe tenere aperta la scelta tra i vari modi possibili in cui il tema può essere correlato alla forma nel suo complesso, perché questa connessione non può essere determinata in termini di un principio generale (cioè, applicando una dottrina) ma solo in rapporto a ogni caso, cioè per quanto riguarda la qualità unica di un’opera.
Poiché c’è poco della musica di Zappa per Synclavier disponibile in partitura, è difficile giungere a conclusioni valide sul suo uso della dissonanza ritmica nel periodo tardo, a parte notare che la performance umana non era più un problema. I commenti di Zappa suggeriscono che il Synclavier abbia permesso alla sua immaginazione di scatenarsi. Nelle interviste intorno al 1986-93, egli si vantava spesso dei ritmi che stava usando, dicendo cose come, «Ottantotto note nello spazio di tre semiminime». Quando gli fu chiesto quale effetto producessero questi ritmi, Zappa rispose: «Mi fanno venire voglia di ballare!».

I creatori prendono ciò che vogliono e lo trasformano in qualcos’altro; gli sterili tentano di spacciare per difetto una qualità così grande, utilizzando espressioni totalmente errate come «copiare» o «rubare brani» eccetera, le quali rappresentano l’esatto opposto di ciò che i creatori fanno.
Si tratta di una tendenza molto diffusa, specie tra chi vive di odio per la realtà, obbligo alla menzogna e rinuncia alla vita. Coloro i quali giudicano i compositori per le loro esecuzioni chitarristiche e/o pianistiche. Bisogna distinguere tra «tema» e «concezione di fondo». Che cos’è il tema? L’idea principale. Che cos’è la concezione di fondo? La concezione globale di una composizione, la quale tuttavia non è ancora il quadro in tutta la sua estensione. Manipolare la tradizione… La derivazione per contrasto consta di due elementi: i) la derivazione; ii) il contrasto. Nelle Variazioni Diabelli (1819-23), Beethoven non ha ricercato la varietà usando i cambiamenti di tonalità, rimanendo invece in quella di do maggiore di Diabelli per la maggior parte dell’opera: tra le prime ventotto variazioni, infatti, ha usato quella di do minore solo una volta. Quindi, avvicinandosi alla conclusione, Beethoven ha usato quella di do minore per le Variazioni 29-31 e invece per attaccare la variazione 32 (una fuga tripla) ha modulato in mi bemolle maggiore. Arrivando solo a questo punto – e dopo un persistere così lungo del tono di do maggiore – i cambiamenti di tonalità hanno un effetto ancora più drammatico. Alla fine della fuga, un climax costituito da rapidi arpeggi di settima diminuita è seguito da una serie di accordi tranquilli punteggiati da silenzi. Questi accordi riportano finalmente alla tonalità di do maggiore di Diabelli nella variazione 33, un minuetto di chiusura. Le Variazioni Diabelli sono un insieme di variazioni per pianoforte scritte tra il 1819 e il 1823 da Beethoven su un valzer composto da Anton Diabelli. Opera per pianoforte di grande rilievo, è spesso paragonata per importanza alle Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach. Il musicologo inglese Donald Francis Tovey (1875-1940) le ha definite «il più grande insieme di variazioni mai scritto». Il pianista Alfred Brendel le ha descritte come «la più grande di tutte le opere per pianoforte». Nel libro Beethoven: The Last Decade 1817–1827, Martin Cooper ha scritto: «La varietà di trattazione è quasi senza pari, cosicché l’opera rappresenta un libro di studi avanzati sulla modalità d’espressione e sull’uso della tastiera di Beethoven, nonché una monumentale opera a sé stante». Inoltre, Arnold Schönberg scrive, nella sua opera Funzioni strutturali dell’armonia: «Per quanto riguarda la sua armonia, quest’opera merita di essere chiamata il lavoro più avventuroso di Beethoven». L’approccio di Beethoven al tema è di esporne piccoli elementi per volta – all’inizio le quinte discendenti, le quarte discendenti e le note ripetute – e di sviluppare su di essi musica di grande immaginazione. Alfred Brendel scrive: «Il tema iniziale ha cessato di regnare sulla sua prole indisciplinata, in quest’opera sono le variazioni a decidere cosa può avere da offrire loro il tema principale. Esso non è ripetutamente confermato, ornato o glorificato: è migliorato, ridicolizzato, trasfigurato, abbattuto e, infine, sollevato».
A che cosa serve la catena di trasmissione?
La catena di trasmissione è una parte essenziale della motocicletta e permette la trasmissione del moto eseguito dal pignone del cambio – dall’asse del movimento centrale alla ruota. Grazie. Di nulla. Munro perse la licenza per correre nel 1975, a causa della sua angina e da allora partecipò solo a gare clandestine. Morì per cause naturali nel 1978 in California e fu sepolto in Nuova Zelanda. Aveva settantanove anni. Per i suoi meriti nella storia del motociclismo, nel 2006 è stato inserito nella Motorcycle Hall of Fame. Che cos’è la pianola? Uno strumento musicale che grazie a meccanismi pneumatici o elettromeccanici, suona automaticamente. Tali meccanismi sono pre-programmati con schede perforate di carta o più raramente di metallo. Nei modelli con implementazioni moderne, che cosa si usa? Il Midi oppure floppy e Cd. La nascita del pianoforte meccanico a che cosa fu legata? Alla diffusione di massa del pianoforte a uso domestico, tra il Xix e il Xx secolo. Il picco di vendite fu nel 1924, anno in cui iniziò il declino di questo strumento – anche a causa della diffusione delle registrazioni su fonografo e dello sviluppo di nuove tecniche di registrazione elettrica, negli anni venti. L’avvento della radio e la crisi del 1929 ne decretarono il declino. Grazie. Di nulla. Le prime pianole furono prototipi: non avevano alcun sistema tecnico nella tastiera ma suonavano con dita in legno imbottite, su un pianoforte verticale a coda, posatovi di fronte. Più tardi, apparvero anche autopiani il cui sistema meccanico fu montato in un normale pianoforte. Questo apparecchio, introdotto nello strumento musicale, riproduceva brani musicali preparati su strisce di carta perforata (rulli cartacei per le note). Nei modelli più perfezionati, indicava oltre alle note anche dinamiche, variazioni di tempo e perfino di timbro. La preparazione del rullo era effettuata su un pianoforte particolare suonato da un professionista. Riproducendo a posteriori l’esecuzione di un pianista, gli autopiani si possono considerare i precursori della registrazione su matrice che avrebbe dato adito alla nascita e alla diffusione del grammofono. Grazie ai rulli e agli autopiani a noi pervenuti, possiamo oggi essere a conoscenza del modo di suonare di musicisti come Debussy, Stravinsky o Ravel, che nella carta hanno immortalato le proprie esecuzioni. In questi strumenti, l’aria aspirante era prodotta mediante due pedali, simili a quelli dell’armonium; più tardi, invece, fu prodotta da un motore elettrico. Altri modelli più sviluppati di pianoforte automatico sono il pianoforte meccanico automatico e il pianoforte di riproduzione Welte-Mignon. A livello mondiale, furono prodotti fino al 1930 più di due milioni di strumenti meccanici automatici e prototipi. Dal 1926, questi strumenti trovarono sul mercato una concorrenza spietata a causa dei nuovi giradischi elettrici e della radio, molto più economici nella produzione e notevolmente più piccoli. Nel 1930, iniziò una forte crisi economica a livello mondiale nell’industria degli strumenti musicali meccanici, durante la quale solo poche ditte riuscirono a sopravvivere. La prima pianola fu costruita nel 1895 da Edwin S. Votey a Detroit. Non si può considerare la pianola come sua invenzione ma indiscutibile è il suo contributo per avere impiegato in modo ingegnoso numerose tecniche presenti nella costruzione del primo pianoforte meccanico. Votey fu ingaggiato dalla Aeolian Company, che nel 1897 commercializzò questo strumento negli Stati Uniti e in Europa. Numerosi compositori hanno scritto brani musicali per pianoforti automatici, ad esempio Igor Strawinsky e Alfredo Casella per la pianola; Paul Hindemith ed Ernst Toch per il pianoforte automatico Welte-Mignon. Esiste un arrangiamento della versione di Shepherd Hey per pianola di Percy Grainger. Nel luglio del 1927, George Antheil fece un arrangiamento della prima parte del suo Ballet mécanique per Welte-Mignon. Conlon Nancarrow fu un compositore che si dedicò quasi esclusivamente alle composizioni per pianoforte meccanico.
Quando Nancarrow prese la decisione di lavorare con lo strumento, alla fine degli anni trenta, esso era quasi diventato
obsoleto, sostituito da un dispositivo più economico e più piccolo noto come fonografo. Per Nancarrow, però, la pianola è stata una manna dal cielo, dandogli la capacità di esprimere le sue complicate idee ritmiche senza affrontare i limiti – e le ostilità – degli esecutori umani. Cowell credeva che anche i rapporti tra le diverse frequenze nella creazione di armonie (2:1 per un’ottava, 3:2 per una quinta giusta, 4:3 per una quarta giusta, 5:4 per una terza maggiore e così via) potessero essere applicati al ritmo. Ad esempio, un ritmo potrebbe essere impostato contro un altro che va due volte più veloce, equivalente a un’ottava nel dominio del tono. Una composizione più complessa potrebbe comportare l’impostazione di più linee ritmiche l’una contro l’altra con tempi di 120, 100 e 80 battiti al minuto, simulando una triade maggiore (6:5:4). Da lì, come scoprì Nancarrow, le possibilità erano infinite. Quasi tutte le composizioni originali contemporanee per pianola sono state influenzate dai geniali Studi per pianola di Nancarrow. I compositori James Tenney, György Ligeti, Michael Denhoff, Steffen Schleiermacher, Tom Johnson, Wolfgang Heisig, Francis Bowdery, Krzysztof Meyer, Gerhard Stäbler, Daniele Lombardi, Kiyoshi Furukawa, Adriana Hölszky, Bernhard Lang e anche il supervirtuoso Marc-André Hamelin – tutti hanno usato le possibilità sovrumane della pianola.
Ci sono pochi compositori che hanno forgiato un percorso creativo così singolare come quello di Nancarrow. Minuziosamente fustellate su rotoli di carta, le sue composizioni contengono una sequenza di istruzioni precise che sono trasmesse a una macchina per l’elaborazione. Nel 1981, l’acclamato compositore ungherese György Ligeti si imbatté per caso nella musica di Nancarrow in un negozio di dischi e proclamò: «Questa musica è la più grande scoperta dai tempi di Webern e Ives… qualcosa di grande e importante per tutta la storia della musica! La sua musica è così assolutamente originale, divertente, perfettamente costruita ma allo stesso tempo emozionante… Per me è la migliore musica di qualsiasi compositore vivente oggi».
È interessante notare che dopo aver visitato il famoso Ircam di Parigi nel 1982, Nancarrow dichiarò che non avrebbe mai toccato il pianoforte, se negli anni trenta
avesse avuto a disposizione la tecnologia della musica elettronica. Gli fu offerta una residenza ma dopo aver trascorso oltre quarant’anni a coltivare il suo rapporto con la pianola, non aveva intenzione di iniziare qualcosa di nuovo. Nancarrow era semplicemente disinteressato al «rischio» di errore che portano gli artisti umani o all’eccitazione di vedere gli umani esibirsi sul palco. Le sue composizioni erano calcolate con precisione matematica e pensate per essere riprodotte in quel modo. Qualsiasi deviazione da quella precisione, sarebbe servita solo a confondere l’esperienza. All’epoca, la pianola era l’unico strumento in grado di riprodurre fedelmente le sue composizioni ma sarebbe passato ancora quasi un decennio, prima che egli avesse le risorse per acquisire lo strumento e farsi costruire una punzonatrice che gli permettesse di svolgere il lavoro della sua vita. Il lavoro di Nancarrow è diverso da tutto ciò che lo ha preceduto. Egli era un hacker prima che esistessero i computer, usando e abusando di pianoforti auto-suonanti per creare musica che sarebbe stata letteralmente impossibile da eseguire per gli esseri umani. Era affascinato dai ritmi e scriveva pezzi con molti tempi diversi contemporaneamente e persino inserendo numeri irrazionali come il pi greco nelle sue composizioni. Le sue esplorazioni sui ritmi sono rivoluzionarie ancora oggi ed egli è riuscito a realizzare nella prima metà del Xx secolo cose che sembrano fatte su un elaboratore moderno. Durante il 1988-92, Trimpin ha convertito tutti i rotoli di pianoforte di Nancarrow nel formato file Midi. Nel corso dei secoli, i compositori hanno catturato l’attenzione degli ascoltatori trovando il giusto equilibrio tra dissonanza e consonanza, tensione e rilascio, imprevedibilità e prevedibilità. Nancarrow ha sviluppato un’altra dimensione in cui lavorare. Ha usato i canoni per aiutare a focalizzare l’attenzione sugli aspetti temporali. A seconda di quanto sono lunghi i canoni, quanto sono veloci i tempi, quante sovrapposizioni ci sono nelle voci, quanto sono vicine tra loro nel registro e che tipo di materiale melodico è utilizzato (lunghezza delle note, numero di pause, intervallo all’interno del quale la voce esiste), la tecnica canonica può essere esposta o camuffata. Nancarrow è stato uno dei compositori più originali del Xx secolo. Circa tre quarti del suo lavoro impiegavano procedure canoniche in cui le linee della musica procedono indipendentemente in diversi tempi.

Il curioso fenomeno per cui i tardi danno del tardo ai tempestivi, non smetterà mai di affascinarmi.

Che cos’è la fede cristiana?
Sacrificio.
Di che cosa? Di ogni libertà, di ogni orgoglio, di ogni autocoscienza dello spirito.
Fantastico! E che altro è?
Asservimento e dileggio di sé stessi.
Che meraviglia! E poi?
Automutilazione.
Che cos’è il cristianesimo?
Platonismo per il popolo.
In che senso?
Nel senso che esso afferma due realtà, di cui quella che non si vede è la più importante.
E che altro fa, questa buffa religione?
Oppone i valori del cielo a quelli della terra.
Che cosa ne consegue?
Che esso è la religione dei deboli, dei vinti.
Che schifo…
Già. Roba totalmente incompatibile con gli uomini grandiosi e creativi e liberi di ogni tempo.
Che cos’è la moralità?
Un difetto spacciato per pregio dai più decadenti.
Che cos’è la giustizia?
Un’illusione.
Che cos’è l’autocontrollo?
Una falsa virtù.
Che cos’è la bontà?
Una menzogna praticata da chi è troppo debole per essere ostile.
Che cos’è l’altruismo?
Una falsa virtù praticata (a livello di immaginazione) da persone malate e decadenti.
Che cos’è il peccato?
Una rozza invenzione creata per schiavizzare gli uomini più deboli e stupidi.
Che cos’è il vizio?
Qualsiasi cosa può essere un vizio, quindi la domanda non ha senso. Ciò che per Tizio è un vizio, per Caio può essere una virtù e viceversa. In linea di massima, comunque, non esiste al mondo una specie più viziosa del sedicente cristiano, totalmente e disperatamente contronatura e ostile alla vita.
Grazie.
Di nulla. È inevitabile: più la gloria è negata a certi buffi esseri privi di qualsiasi caratteristica compatibile con essa e più codesti esseri insisteranno nel tentativo disperato di definire «effimera» o «vana» la gloria. Come se la gloria di uomini superiori come Mozart, Beethoven, Bowie, Nietzsche eccetera non fosse una realtà concreta e perfettamente evidente a chiunque non sia stato accecato o manipolato da fetida spazzatura come il «cristianesimo».
Signori si nasce.
Educati si diventa.
Cafoni si resta.

Gli uomini degni di questo nome hanno un rispetto istintivo per le persone più anziane: sanno che si tratta di esseri umani con una maggiore esperienza, che hanno vissuto più di loro e già solo per questo si inchinano a chi è venuto prima.
Gli ominicchi invece no: persino quando sono nati l’altro ieri e puzzano ancora di latte materno e non sanno fare nulla, hanno l’arroganza di «deridere» uomini infinitamente migliori di loro e i cui escrementi non sarebbero degni di mangiare.
II concetto di colpa e di castigo, ivi compresa la dottrina della «grazia», della «redenzione», del «perdono» – menzogne da cima a fondo e senza alcuna realtà psicologica – sono state inventate apposta per distruggere il senso di causalità dell’uomo: sono l’attentato contro il concetto di causa ed effetto!
Il paradossale fenomeno per cui i pagliacci, gli scarafaggi, i miserabili, gli impediti, i dementi e le pulci danno del pagliaccio, dello scarafaggio, del miserabile, dell’impedito, del demente e della pulce ai loro dèi – specialmente a quelli che poco prima avevano elogiato pubblicamente fino alla nausea – non smetterà mai di affascinarmi e di farmi ridere sguaiatamente.
Negare l’etere significa negare la realtà. In questo caso, gli scientisti e i sedicenti cristiani sono identici. Qual è il colmo per un fanatico sedicente cristiano? Dare del «fanatico anticristiano» (espressione priva di senso) a chi si fa i fatti suoi e si limita a esprimere il suo disinteresse nei confronti di un ridicolo fanatismo slegato dalla realtà.
Il capo indiano Hatuey riuscì a fuggire col suo popolo ma fu catturato e bruciato vivo. «Quando lo legarono al patibolo, un frate francescano lo pregò insistentemente di aprire il suo cuore a Gesù, affinché la sua anima potesse salire in cielo, anziché precipitare nella perdizione. Hatuey ribatté che se il il cielo è il luogo riservato ai cristiani, egli preferiva di gran lunga l’inferno».
Ciò che accadde poi al suo popolo ci è descritto da un testimone oculare: «Agli spagnoli piacque di escogitare ogni sorta di inaudite atrocità… Costruirono pure larghe forche, in modo tale che i piedi toccavano appena il terreno (per prevenire il soffocamento) e appesero – ad onore del redentore e dei dodici apostoli – ad ognuna di esse gruppi di tredici indigeni, mettendovi sotto legna e braci e bruciandoli vivi». In analoghe occasioni, si inventarono altre piacevolezze: «Gli spagnoli staccavano a uno il braccio, ad altri una gamba o una coscia, per troncare di colpo la testa a qualcuno, non diversamente da un macellaio che squarta le pecore per il mercato. Seicento persone, ivi compresi i cacicchi, furono così squartate come bestie feroci… Vasco de Balboa ne fece sbranare poi quaranta dai cani».
1. Coloro i quali, con la scusa di «non voler essere schedati», utilizzano ridicoli soprannomi dietro i quali nascondersi, mentre scrivono fiumi di parole offensive nei confronti di uomini che invece mostrano nome, cognome, faccia, città eccetera. In breve: l’apoteosi della codardia. Simili eunuchi gelatinosi, si trovano spesso tra tra le fila dei debunker e/o dei sedicenti cristiani. Gli uomini si trovano da tutt’altra parte. 2. Coloro i quali sono stufi di sé e quindi amano il prossimo. 3. Coloro i quali essendo minuscoli, scrivono i nomi altrui senza l’iniziale maiuscola, nel tentativo (infantile e impotente) di sminuire uomini che invece sono – e rimangono – maiuscoli.
La visione che emerge dal
Vangelo secondo Tommaso è che il regno di «Dio» sia già presente sulla Terra.
La congregazione per la Dottrina della Fede altro non è che la vecchia Santa Inquisizione, ridipinta con un nuovo nome.
Gesù insegnò una cosa e Paolo di Tarso qualcosa di
completamente diverso. Il «cristianesimo» di oggi ha poco a che fare con gli insegnamenti di Gesù: piuttosto, è il prodotto della corruzione paolina di quegli insegnamenti. Secondo Paolo di Tarso, il Tabernacolo (rivelato a Mosè da «Dio») rappresenterebbe la vera forma della Terra. Personalmente, provo disprezzo per codesto personaggio – il vero creatore della schifosa religione chiamata impropriamente cristianesimo – ma in questo caso ritengo abbia fatto un’affermazione vera ed esatta. D’altra parte, Enoch aveva già spiegato ogni cosa nei capitoli 71-82 del suo libro – censurato dall’organizzazione criminale chiamata Chiesa cristiana.
I sedicenti cristiani di pochi secoli fa potevano mandarti al rogo, mentre quelli attuali si limitano a desiderarlo ma la loro struttura mentale è la stessa. Frasi come, «Tu devi essere punito, perché hai offeso il popolo di Dio!» lo confermano ampiamente.
È difficile immaginare qualcosa di più pietoso e imbarazzante di un tizio che siccome ce l’ha con qualcuno, si mette a criticare quel qualcuno in modo
illogico e incoerente, affermando l’esatto opposto di ciò che affermava poco prima. Livelli così enormemente bassi, possono essere raggiunti solo da persone profondamente malate, stupide, piccine, meschine, deboli eccetera.
Chi raggiunge cose grandi, si sente molto lontano da chi non lo fa.
Questa distanza è interpretata come «opinione di sé» o «superbia» o «vanagloria» o addirittura «peccato» ma è soltanto lavoro, guerra, vittoria. Solo i perdenti vedono «superbia» laddove c’è vita.
Nel mondo antico, l’anno iniziava il 21 marzo, non il 1° gennaio.
Coloro i quali impugnano il metodo scientifico come se fosse la
Bibbia.
L’uomo deve continuamente aggiornare il suo punto di vista e mai fissarsi su una presunta verità definitiva.

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