07 March 2023

Triste ma vero: l’unica copia dell’albo Nautilus (2003) che sono riuscito a recuperare presenta una sorta di leggero crepitio, in sottofondo.
D’altra parte, meglio questo che il nulla.
Certo, potrei contattare il tecnico del suono che dovrebbe avere ancora la copia principale ma litigammo nel 2016, quindi evito.
E così, la versione dell’albo Nautilus attualmente disponibile su Spotify, YouTube Music, Deezer eccetera suona un po’ come un vecchio vinile usato.
Pazienza… Forza, diritto e capacità di abbracciare più cose crescono insieme all’altezza. Chi poco possiede, tanto meno è posseduto. I dispregiatori del corpo provano rabbia contro la vita e la terra. Un’inconsapevole invidia è nel torvo sguardo del loro disprezzo. Altruismo e purezza si escludono a vicenda. Cesare Borgia (1475-1507) è stato un condottiero, cardinale, nobile e politico italiano con origini valenciane per linea paterna. Figlio illegittimo del papa Alessandro Vi (al secolo, Rodrigo Borgia) e di Vannozza Cattanei, fu il maggiore tra i suoi fratelli e fu un uomo politico spregiudicato, determinato e pronto a tutto, per il potere; nonché, fu certamente una delle figure più controverse del Rinascimento italiano. L’egoismo è compreso nell’essenza dell’anima aristocratica. Un uomo che anela a grandi cose considera chiunque incontri sul proprio cammino o come mezzo o come remora e impiccio – oppure come un temporaneo sofà. Da che cosa si riconosce l’uomo nobile? Dalla «fede». Cioè? Da una certa sicurezza di base che un’anima nobile ha riguardo a sé stessa. Si tratta di qualcosa che non si può cercare né trovare e forse neppure perdere. Che cos’è l’uomo? Un animale multiforme, mendace, artefatto e non trasparente – inquietante per gli altri animali più per l’astuzia, che per la forza. Che cos’ha inventato, codesto animale? La tranquilla coscienza. Perché? Per godere della «semplicità» della propria anima. Che cos’è la morale? Una coraggiosa, lunga falsificazione, in virtù della quale è possibile godere lo spettacolo dell’anima. L’anima nobile ha un profondo rispetto per sé stessa. L’unica cosa peggiore di un ignorante è un ignorante che sia pure presuntuoso e che quindi dia dell’ignorante ai sapienti. L’utilizzo sistematico di parole come «motoretta» e «musichetta» e «canaletto» eccetera – in luogo di motocicletta e musica e canale eccetera – è inevitabile in soggetti che sanno bene di essere degli «ometti» – piuttosto che degli uomini – e che quindi proiettano questa loro personalissima condizione su tutto ciò che si trova al di fuori di essi.

Coloro i quali passano con disinvoltura dall’elogio alla denigrazione in rapporto allo stesso oggetto e senza nemmeno provare vergogna: un chiaro segno di morte in vita.

E mi sovvien tragicomico l’incidere forse ancor di più il disco terraqueo e la negazione dell’etere cacofonie con effetto emetico e diarroico, degno di un clistere partorite da un imbarazzante e giovane rudere ah, quanto sente il culo bruciare e le manine prudere.

Non esiste niente di più pietoso, misero, imbarazzante, avverso alla realtà e alla ragione dei sedicenti cristiani. Si tratta dei traditori e nemici della realtà per eccellenza, poiché tradiscono sé stessi (e gli altri) per seguire un’idea che non ha alcun contatto con la realtà. I sedicenti cristiani li riconosci subito: offendono e tradiscono e odiano e condannano chiunque osi mettere in dubbio il loro immaginario «Dio» e il loro immaginario «popolo di Dio». Essi sono terrorizzati dall’oblio e quindi fantasticano di realtà ultraterrene, cioè mentono a sé stessi e agli altri. Il loro monoteismo è una delle più grandi, folli ed esilaranti favole mai perpetrate nella storia. L’intolleranza verso chiunque si dimostri libero dalle loro sciocchezze è figlia della loro debolezza e della loro impotenza. Essi vivono la loro esistenza nell’invidia e nella rinuncia, sperando in un mondo ultraterreno che non esiste e blaterando di una fantasiosa «vera essenza oltre i cinque sensi». Generalmente, sono anche incapaci di creare e proiettano questa loro deficienza sugli altri, specie su chi è creativo, libero, talentoso e lo dimostra costantemente con i fatti. La forma-sonata divenne presto il terreno di elezione per le trasformazioni stilistiche in atto, a partire dagli anni trenta del Settecento. La grande varietà di tipi esistenti, poi sintetizzati in un unico modello operativo nel Traité de haute composition musicale (1826) del boemo Antonín Reicha, testimonia l’eccezionale vitalità della forma, nel suo periodo aureo. Essa fu il veicolo principale della costante crescita di consenso e successo (anche commerciale) della musica strumentale, fino alla sua teorizzata supremazia, nella prima estetica romantica.
Il Ddt è un inquinante organico persistente e altamente resistente nell’ambiente. Il suo tempo di dimezzamento è stimato in 2-15 anni e rimane immobile nella maggior parte dei suoli. In ambiente lentico, il suo tempo di dimezzamento è di cinquantasei giorni, che si riducono a ventotto in acque correnti. Nei suoi percorsi di degradazione si contano: volatilizzazione, fotolisi e degradazione biologica (aerobica e anaerobica). Questi sono, generalmente, processi lenti. Alcuni dei prodotti della degradazione sono il Dde e il Ddd, che sono altamente persistenti e hanno proprietà chimico-fisiche simili.
Nell’Unione europea, il Ddt è etichettato con la frase di rischio R40: «Possibilità di effetti cancerogeni».
L’Agenzia Internazionale per il Cancro Iarc lo ha inserito nella categoria 2B «possibile cancerogeno».
Il Ddt (in alcuni Paesi commercialmente noto come Flit) è un solido incolore altamente idrofobico, con un leggero odore di composto aromatico clorurato; è quasi insolubile nell’acqua ma ha una buona solubilità nella maggior parte dei solventi organici, nel grasso e negli oli. Il nome Iupac esatto è 1,1,1-tricloro-2,2-bis(p-clorofenil)etano, abbreviato in Dicloro-Difenil-Tricloroetano, da cui la sigla Ddt.
Fu il primo insetticida moderno ed è senz’altro il più conosciuto; fu usato a partire dal 1939, soprattutto per debellare la malaria. In Italia, si ricorda, in particolare, il suo uso a questo scopo in Sardegna, dove la malattia era endemica e ne consentì l’eradicazione. La sua scoperta come insetticida dev’essere attribuita al chimico svizzero Paul Hermann Müller, alla ricerca di un prodotto efficace contro i pidocchi ma la sua nascita risale al chimico austriaco Othmar Zeidler, che lo sintetizzò nel 1873.

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