21 June 2025

Stéphane Mallarmé fu autore di un corpus alquanto ristretto di opere in versi e in prosa, attraverso le quali ha nondimeno rivoluzionato il linguaggio poetico moderno. Ciò grazie a uno stile innovativo, denso ed ermetico, in cui la parola poetica si carica di forti istanze evocative e conoscitive. Lavorò come insegnante di inglese e trascorse buona parte della vita in modeste condizioni economiche, pur essendo riconosciuto col tempo come il Maestro del Simbolismo francese, al punto che vari scrittori quali Huysmans, Villiers, Laforgue, Valéry o il giovane Gide gli tributarono un’ammirazione che spesso sfociò nell’omaggio o nel plagio.
Si ricorda in proposito il suo piccolo salotto della rue de Rome, dove si svolgevano, il martedì, regolari incontri con amici poeti e artisti per discutere di poesia, pittura, musica e filosofia.
Le sue prime poesie (1862-65) risentono del modello rappresentato dall’opera di Charles Baudelaire: si trova infatti in esse il tema dell’opposizione tra la contingenza, ovvero la vita materiale (quel disgusto del quotidiano che Baudelaire chiamava spleen) e l’«ideale», rappresentato dalla Bellezza e in particolare dall’Opera d’arte.
Il suo stile fine secolo, d’altro canto, anticipava molte delle fusioni tra poesia e altre arti che stavano per sbocciare nelle scuole dadaiste, surrealiste e futuriste, dove si esploravano le tensioni tra le parole stesse e il modo in cui esse erano esposte sulla pagina.
Ma, mentre molti di questi lavori, a lui posteriori, riguardavano principalmente la forma, le opere di Mallarmé erano più generalmente interessate all’interazione tra stile e contenuto. Questo è particolarmente evidente nel suo altamente innovativo poema Un coup de dés jamais n’abolira le hasard (1897), il suo ultimo lavoro importante.

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