02 May 2023

Il curioso fenomeno per cui i poveretti, gli sfigati, i falliti, i nullafacenti danno del poveretto, sfigato, fallito, nullafacente ai ricchi, fortunati, riusciti, attivi non smetterà mai di affascinarci e di ricordarci quanto questo mondo governato dal caos sia paradossale e divertente.
Ogni riferimento all’aborto umano figlio/nipote/pronipote di nessuno (*1994) e perennemente nascosto dietro la copertina di Lorca (1970), è puramente casuale. 

Cat Stevens usò il Polymoog nel suo albo del 1977 Izitso, inclusa la canzone (Remember the Days of the) Old Schoolyard. Gary Numan era uno degli utenti più riconoscibili di Polymoog. Il suono degli archi elettronici nella traccia Cars e nella maggior parte dell’albo The Pleasure Principle (1979) ebbe un posto di rilievo e diventò il suo suono caratteristico alla fine degli anni settanta e all’inizio degli anni ottanta. Un Polymoog è mostrato nel suo video musicale per Cars, così come nelle esibizioni dal vivo di Top of the Pops e di The Old Grey Whistle Test. Il duo francese Space Art utilizzò un Polymoog durante la registrazione del loro secondo albo Trip in the Center Head.
Prince utilizzò un Polymoog nello studio di registrazione Sound 80 su nastri demo per il suo primo albo For You (1978) e il Polymoog diventò una parte notevole del suono di Minneapolis.
Il Polymoog si rivelò popolare tra vari musicisti di rock progressivo. Nel 1973 Keith Emerson aggiunse un primo prototipo di Polymoog (all’epoca noto come Apollo) al suo palco. Rick Wakeman ne usò uno durante il suo secondo periodo con gli Yes alla fine degli anni settanta. Tony Banks dei Genesis ne usò uno tra il 1978 e il 1983. Keith Godchaux usò un Polymoog dal vivo tra il 1976 e il 1979. Mike Oldfield usò un Polymoog in Sheba (dal suo albo Qe2 del 1980) insieme a un vocoder.
Quando il prototipo Apollo fu riprogettato subì diverse iterazioni prima di apparire nel 1975 come Polymoog Keyboard. Offrendo 71 tasti, polifonia completa e sensibilità alla velocità la tastiera Polymoog era uno strumento rivoluzionario per l’epoca. Come l’Apollo offriva una serie di suoni preimpostati (ma modificabili) che consentivano ai musicisti di utilizzare il Polymoog come un polysynth preimpostato di base ma sensibile alla velocità. Un’ulteriore modalità «variabile» permetteva di programmare ogni aspetto del suono dello strumento. Tuttavia mentre i preset erano veramente polifonici, la sezione Vcf programmabile del Polymoog aveva un solo filtro programmabile per l’intero strumento, rendendo i suoni degli utenti parafonici, piuttosto che veramente polifonici. Inoltre i suoi oscillatori derivavano dalla tecnologia «top-ottave divide down» utilizzata negli organi combo e nei sintetizzatori di archi dell’epoca.
Tuttavia il Polymoog era in grado di generare alcuni suoni interessanti e poteva essere uno strumento dalle prestazioni eccezionali perché offriva un controller a nastro e non meno di undici ingressi e uscite di controllo, sette dei quali erano gestiti dal Moog Poly-pedal Controller – un grande pedale-scheda che combinava:
i) un pedale di
swell; 
ii) un controllo del
pitch e del filtro;
iii) un pedale
sustain;
iv) un pedale per alternare il 
triggering singolo e il triggering multiplo dell’inviluppo Vcf.
Nel 1978 la Moog Music lanciò la nuova tastiera Polymoog, una versione solo preimpostata dell’originale Polymoog. Lo strumento originale fu poi ribattezzato «Polymoog Synthesizer» e questo è il nome con cui è rimasto noto. Nonostante i suoi limiti fu utilizzato da molti artisti e band tra cui Tony Banks, Rick Wakeman, Patrick Moraz, Gary Wright, Isao Tomita, gli Abba e i Saga. Fu ritirato nel 1980.

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