30 August 2023

Che ore sono?
Le tre e trentasette.
Come ti senti?
Al di là del bene del male.
Che fai?
Scrivo.
A quando il caffè lungo mattutino?
Tra non molto mi recherò presso un chiosco, per la bisogna.
Sei felice?
Sì. 
Quanto tempo hai impiegato per comporre il pezzo Un metro e ottantadue (2023)?
Circa un minuto.
E per produrlo?
Qualche ora.
Ti piace?
Molto. 
Il pezzo è per tre sintetizzatori, giusto?
Sì.
Il pezzo è stato registrato o programmato?
Programmato.
Secondo te la gente è capace di distinguere un pezzo registrato da un pezzo programmato?
Assolutamente no. Tempo fa – ad esempio – una pianista professionista non riusciva a credere che un mio singolo per pianoforte (non ricordo quale) fosse programmato. Questo perché avevo inserito accenti forti, accenti deboli, note non accentate, note in anticipo, note in ritardo, piccole imperfezioni volute eccetera, creando un suono estremamente naturale e autentico. Quando capita che qualcuno si lancia in assurde – e insensate – critiche al riguardo, non si basa sull’ascolto ma sul fatto che ha letto – ad esempio nella descrizione dei miei video – che un dato pezzo è stato programmato: io specifico sempre tutto. Se io fossi disonesto, non scriverei nulla e mi limiterei a un generico «Musica di Marcello Di Lorenzo» (come fanno tanti) ma io sono sempre stato trasparente al massimo.
Quando è stata l’ultima volta che hai registrato, oltre che programmato?
Quando ho prodotto il singolo Nice (2023), laddove – ad esempio – l’assolo di sintetizzatore è stato suonato (e improvvisato), non programmato.
Novità circa Chris?
Sono alla ricerca di una striscia di acciaio con la quale chiudere la parte posteriore del telaio; ho ordinato degli ammortizzatori più corti; sto per eliminare il cavalletto centrale.
Grazie.
Di nulla.

Il
New Musical Express non fu l’unica testata ad accogliere con freddezza il disco che segnò l’uscita di Syd Barrett dalle fila di quello che sarebbe diventato il gruppo di The Dark Side of the Moon: dall’altra parte dell’oceano Atlantico anche l’egualmente autorevole Rolling Stone, per mezzo della penna di Jim Miller, giudicò la seconda prova sulla lunga distanza dei Pink Floyd «non interessante quanto il primo, anzi piuttosto mediocre», con brani «melodicamente, armonicamente e liricamente noiosi» scritti (anche) da Roger Waters, «un autore, cantante e bassista poco interessante».

Richard Wright si sposò per la prima volta nel 1964 con la cantante Juliette Gale, dalla quale ebbe due figli, Gala e Jamie, prima del
divorzio, avvenuto nel 1982. La sua seconda moglie fu la cantante greca Franka Wright, conosciuta durante una vacanza. Dopo il divorzio da quest’ultima, avvenuto nel 1994, Wright si risposò una terza volta, con Mildred Hobbs, dalla quale ebbe un figlio, Ben. Nel 2007 divorziò per la terza volta.

È difficile immaginare qualcosa di più
tragicomico e imbarazzante di chi tenta di screditare i suoi dèi utilizzando la parola «divorziato» (come se si trattasse di un insulto!) e che al contempo fa finta di non sapere che i suoi amati beniamini furono campioni assoluti nell’«arte del divorzio». Qui abbiamo simultaneamente:
i) stupidità;
ii) incoerenza;
iii) infantilismo;
iv) disonestà;
v) doppiopesismo.
Questo non lo dico io – che sono solo un povero compositore e motociclista siciliano – ma
i fatti
 

I veri musicisti, quando parlano o scrivono (se proprio è necessario) utilizzano termini come
tonalità, modalità, polifonia, battuta, forma, armonizzazione, accento, stereofonia, compressione eccetera… gli scribacchini impotenti, invece, usano parole come «titanico», «anima», «siderale», «perla», «fiore raro», «emozione» eccetera.
Per apprezzare un
genio come Barrett bisogna avere in sé qualcosa di geniale, così come per apprezzare l’impotenza creativa di certi mediocri bisogna avere in sé qualcosa di impotente e mediocre.
Naturalmente, non è un caso, se un essere musicalmente superiore come Emerson affermò – quando incontrò i Pf nel 1967 – che «probabilmente Barrett era l’unico, vero musicista nel gruppo.» I simili si riconoscono tra loro.   

Le competizioni sono
per i cavalli, non per gli artisti. Stabilito questo, nulla è più ridicolo di un soggetto che abbia la presunzione di decidere chi sia «grande», chi sia «piccolo» e persino – udite, udite! – chi abbia «il diritto di mettere in vendita la propria musica.» Il tutto, senza la minima competenza musicale, senza essere un musicista e senza aver mai prodotto nulla di decente.

Un nastro biadesivo è sensibile alla pressione su entrambi i lati e consente di fissare insieme due o più parti.
I nastri biadesivi hanno diverse caratteristiche:
i) lo spessore – da pellicole sottili una frazione di millimetro a schiume spesse che riducono le vibrazioni;
ii) l’adesione – da una bassa tenuta che consente il riposizionamento fino a soluzioni di incollaggio permanenti;
iii) l’adesivo – un nastro biadesivo con supporto può avere lo stesso adesivo su entrambi i lati o adesivi diversi, per incollare differenti substrati.
I nastri biadesivi possono essere personalizzati, affinché assumano esattamente la forma necessaria per il progetto finale. 

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