27 October 2023

Programmare un brano per pianoforte è come eseguire un brano al pianoforte. L’unica differenza è che eseguendolo si premono i tasti di un pianoforte, mentre programmandolo si utilizza il topo di un elaboratore e si premono i tasti di una tastiera alfanumerica. Un’altra differenza potrebbe essere che nel primo caso si agisce in tempo reale, mentre nel secondo caso si agisce in anticipo, per così dire. A parte questo, si tratta in entrambi i casi di un’esecuzione musicale, laddove l’esecutore opera tantissime scelte musicali in termini di dinamica, velocità, fraseggio, timbro, accentuazione, flessibilità eccetera.
Chiedersi che cosa sia «meglio» e che cosa sia «peggio» non ha alcun senso, poiché quel che conta è il risultato (cioè la produzione di un brano per pianoforte) e comunque, nessuno è capace di distinguere – tramite ascolto – un brano eseguito da un brano programmato.
Arrivare addirittura a stabilire (ovviamente in modo arbitrario) in quale dei due casi vi siano «bellezza, grazia, forza e gusto», sarebbe esattamente come dire: «Salve, sono un idiota e ci tenevo a farlo sapere a tutti!», poiché è ovvio che ci possono essere tutte queste cose in entrambi i casi e che l’unica differenza la fa l’uomo che sta dietro la macchina.
In sintesi: la persona valida farà cose valide (sia registrando sia programmando); la persona non valida farà cose non valide (sia registrando sia programmando). Nel 2015, Sean Murphy di PopMatters ha classificato Tarkus (1971) come il ventunesimo miglior albo di rock progressivo classico di tutti i tempi. Emerson ha dichiarato che Tarkus era uno dei suoi albi preferiti, «anche perché la title track ha assunto una vita propria.» Sebbene ora sia considerato un albo che è la quintessenza del rock progressivo, al momento della sua uscita Tarkus ha ricevuto recensioni generalmente sfavorevoli, dalla critica. Il gruppo incise l’albo in soli sei giorni, nel gennaio del 1971, appena due mesi dopo la pubblicazione del loro primo albo.
La prima facciata dell’Lp è interamente occupata dalla 
suite che dà il titolo all’albo, suddivisa in sette sezioni musicalmente composte da Emerson, ad eccezione di Battlefield – accreditata a Lake.
La facciata B si apre con una canzone brevissima, meno di due minuti, caratterizzata dall’uso del pianoforte honky tonk: essa inaugura una serie di brani del medesimo genere, molto amato da Emerson, il quale d’ora in poi ne inserirà almeno uno in quasi tutti gli albi in studio del trio. Il testo, piuttosto esplicito (il titolo significa letteralmente: «Jeremy il finocchio»), narra di un tale che, camuffato da suora, tenta di possedere la superiora di un convento, la quale a sua volta si rivela un travestito
È tipico dei non addetti ai lavori, preferire il più accessibile Trilogy (1972) a Tarkus. Generalmente, codesti sempliciotti si innamorano del brano From the Beginning, una ballata lakeiana adatta alle orecchie meno raffinate.

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