Il denim è composto di cotone, generalmente di colore grigio ed è il tessuto storico con cui sono confezionati i pantaloni in taglio jeans. È una sargia, ha una tessitura in diagonale ed è perciò una stoffa particolarmente robusta e adatta a indumenti da lavoro, a differenza della «tela» che è tessuta con i fili incrociati perpendicolarmente e non ha caratteristiche di robustezza. Prende il nome dalla città di Nîmes in Francia e un tempo era detto serge de Nîmes.
Già nel Xv secolo, Nîmes era in concorrenza con Chieri per la produzione di un tipo di fustagno molto robusto di colore blu, allora tinto con il guado.
Quando il cotone divenne un materiale economico, disponibile in grandi quantità, questo tipo di tessuto divenne materiale d’eccellenza per abiti da lavoro.
Nella lingua inglese, la produzione di Nîmes prese il nome denim, mentre nella lingua francese prese il nome blue-jeans, dal termine bleu de Gênes, ovvero blu di Genova, perché tale mercanzia era esportata attraverso il porto di Genova.
Il suo colore blu indaco – che è un blu non regolare – e il tessuto denim sono diventati un marchio caratteristico ed esclusivo che al pari dei marchi commerciali più famosi conferisce un significato speciale, quasi mitico a oggetti normalmente presenti nella comune vita quotidiana.
Trattamenti di finissaggio possono modificarne l’aspetto come nello stone washed o nel delavé (di aspetto «usato»).
Il denim si stinge progressivamente con i lavaggi e con l’uso, schiarendosi di più dove è maggiore l’attrito.
Anticamente, era realizzato con un ordito in lino e la trama in cotone, oggi interamente in cotone. Le sue caratteristiche sono la robustezza e resistenza (per il materiale usato), unite a una certa adattabilità (per l’armatura a saia).
Il denim è molto simile al fustagno, che ne è l’antenato. La differenza tra loro è data dal colore dell’ordito: nel fustagno trama e ordito sono del medesimo colore, nel denim l’ordito è bianco (o grezzo) e la trama blu.
30 September 2023
29 September 2023
Sempre più diffuse e apprezzate dai consumatori di tutto il mondo, le cialde hanno praticamente rivoluzionato il modo di preparare il caffè. Con il classico slogan, «Il caffè buono come quello del bar», le cialde consentono, infatti, di ottenere un espresso intenso e cremoso proprio come quello che la gente è abituata a prendere al bar.
L’enorme diffusione delle cialde di caffè sta infatti rivoluzionando completamente il modo di preparare il caffè; la praticità di utilizzo, i tempi ridotti di preparazione e la garanzia di ottenere sempre un buon caffè senza doversi preoccupare se l’acqua è poca o troppa, se il caffè dev’essere pressato o meno e se la fiamma è troppo alta o troppo bassa hanno reso la moka un vero e proprio oggetto vintage.
Il più grande vantaggio delle cialde di caffè è che sono universali, nel senso che il consumatore non è condizionato nell’acquisto dalla tipologia di macchina che ha a casa, cosa che invece non accade con le capsule – le quali sono diverse per le varie tipologie di sistema.
La maggior parte delle cialde di caffè presenti sul mercato sono del tipo Ese 44, si tratta cioè di cialde di quarantaquattro millimetri di diametro con un contenuto pre-dosato di caffè che corrisponde alla dose giusta per la preparazione di un buon caffè. Per ottenere una cialda, il caffè è macinato e immediatamente pressato tra due fogli di carta filtrante, chiusi con una pressa a caldo e senza la necessità di ricorrere all’utilizzo di colle e sostanze chimiche che potrebbero essere nocive per la salute.
La preparazione del caffè con le cialde è molto più eco-friendly, rispetto a quella con le capsule, perché tutte le cialde sono realizzate in materiale completamente biodegradabile, quindi possono essere tranquillamente smaltite con la frazione organica dei rifiuti urbani.
Essendo realizzate completamente di carta filtrante, il consumatore ha la garanzia che il passaggio dell’acqua bollente non rilasci sostanze nocive per l’organismo (cosa che non è possibile garantire con il surriscaldamento della plastica delle capsule).
Le cialde Ese sono tutte monodose e confezionate in atmosfera protettiva – così da conservare inalterato il gusto e l’aroma dalla prima all’ultima cialda della confezione: questo le rende molto pratiche e igieniche anche per l’utilizzo negli uffici e negli ambienti di lavoro.
Un altro vantaggio – rispetto all’acquisto delle capsule – è che essendo praticamente adattabili a qualsiasi macchina, il consumatore può scegliere tra innumerevoli tipologie di marchi e di miscele, così da poterle adattare perfettamente ai suoi gusti e alle sue esigenze. Inoltre, sono molto più economiche delle capsule.
27 September 2023
Certamente ma non secondo me: secondo la Legge e secondo i fatti.
E tu?
Da parte mia non esiste alcun reato. Scrivere musica non è un reato; utilizzare un qualsiasi titolo per le proprie opere non è un reato; scrivere i propri pensieri senza fare alcun riferimento a nomi o cognomi non è un reato.
E i reati del passato?
Appartengono al passato, appunto e quindi non esistono (nessuno si è premurato di denunciarmi per tempo), a differenza di quelli del subnormale, che appartengono al presente e sono anche molto gravi. Secondo te, il recensore sordo è un criminale? Non secondo me: secondo i fatti. Il suo crimine si chiama diffamazione aggravata. Magari lo fa perché è terribilmente stupido e ignorante e vittima dell’idea malatissima secondo cui egli deve «punire il male» – idea che lo porta a mettersi al posto della Legge – ma il succo non cambia.
26 September 2023
Come ti senti?
Al di là del bene e del male.
Che cosa cambieresti della tua vita?
Nulla.
Che cosa cambieresti del mondo?
Nulla.
Che cosa ne pensi della locuzione «spione in positivo»?
È una delle più esilaranti che io abbia mai sentito in tutta la mia vita.
Sei felice?
Sì.
Secondo te, avverrà mai che il tennista spione mostrerà la sua faccia e il suo nome, permettendo così a noi persone normali di prenderlo sul serio, invece di limitarci a ridere?
Non credo.
Che cos’è la musica?
L’arte di ideare e produrre – mediante l’uso di strumenti musicali o della voce – successioni strutturate di suoni semplici o complessi, che possono variare per altezza, per intensità e per timbro, organizzati secondo le dimensioni di melodia, armonia e ritmo.
Che cos’è il pensiero?
Una delle tante parti che costituiscono il corpo.
Che cos’è l’emozione?
Una delle tante parti che costituiscono il corpo.
Che cos’è l’anima?
Una delle tante parti che costituiscono il corpo.
Che ore sono?
Le nove e dieci.
Grazie.
Di nulla.
25 September 2023
Cesare era di alta statura e ben formato, aveva una carnagione chiara, il viso pieno e gli occhi neri e vispi. Godeva di florida salute ma negli ultimi tempi era solito rimanere vittima di svenimenti e incubi notturni; nell’esercizio delle sue funzioni fu anche colto due volte da un attacco di epilessia. Nella cura del corpo fu alquanto meticoloso al punto che non solo si tagliava i capelli e si radeva con diligenza ma addirittura si depilava, cosa che alcuni gli rimproveravano. Sopportava malissimo il difetto della calvizie per la quale spesso fu offeso e deriso e per questo si era abituato a tirare giù dalla cima del capo i pochi capelli. Tra tutti gli onori che il popolo e il senato gli decretarono, infatti, non ne ricevette o abusò mai nessuno più volentieri che il diritto di portare sempre una corona di alloro. Dicono che fosse ricercato anche nel vestire: usava infatti un laticlavio frangiato fino alle mani e si cingeva sempre al di sopra di esso con una cintura assai lenta. […] Molti lo descrissero come estremamente desideroso di lusso ed eleganza.
24 September 2023
L’allucinazione è una falsa percezione in assenza di uno stimolo esterno reale. È spesso definita in psicopatologia «percezione senza oggetto». Il termine deriva dal latino hallucinere, che significa «perdere la coscienza» e ha nella sua radice la particella «lux». Alternativamente, si può far risalire al greco ἁλύσκειν, che significa «scappare», riferendosi all’interpretazione diffusa dell’allucinazione come fuga dalla realtà.
In psicopatologia, le allucinazioni sono classificate fra i disturbi della percezione e sono distinte dalle allucinosi e dalle illusioni.
Qualche esempio:
i) vedere violazioni laddove esse non esistono;
ii) vedere vendette laddove esse non esistono;
iii) vedere minacce laddove esse non esistono;
iv) vedere rosicchiamenti laddove essi non esistono;
v) vedere plagi laddove essi non esistono;
vi) vedere fallimenti laddove essi non esistono;
vii) vedere falsità laddove esse non esistono;
viii) vedere dimostrazioni laddove esse non esistono.
Generalmente, tuttavia, ciò che il paziente «vede» è solo un riflesso di ciò che egli porta dentro di sé: le proprie violazioni, le proprie vendette, le proprie minacce eccetera.
23 September 2023
1963. A fine anno, il periodico New Musical Express, a seguito di un sondaggio coi propri lettori, proclama i Beatles il gruppo musicale numero uno al mondo.
Tuttavia, un importante recensore che nega di essere un recensore, «poiché non lo fa per lavoro», ha deciso che i Beatles «sono sopravvalutati», quindi è bene rivedere tutte queste informazioni e sostituirle con un lapidario, «Sono soltanto famosi».
Certamente, metterò in discussione il mio apprezzamento per i quattro sopravvalutati e mi lancerò in lunghe sedute d’ascolto del geniale albo Hosianna Mantra (1972), laddove la fantasiosa «ascensione in cielo» di quel giovanotto problematico chiamato Gesù di Nazareth (1-33) è stata musicata tramite alcune noiose improvvisazioni modali di rara staticità e impotenza creativa.
Periodicamente, l’anonimo defecato si preoccupa di redigere una breve sintesi scritta della propria, sfortunata condizione e di pubblicarla tramite internet. Una pratica incomprensibile ma divertente. Ecco un esempio a caso di codesti aggiornamenti:
1. Egli è una vecchia nullità.
2. Egli ha speso decenni della sua vita dietro alla musica, per pubblicare solo spazzatura da due lire e vomitevole, utilizzandola delle volte come mezzo per vendicarsi degli altri e dei rifiuti che ha subito. Basti pensare al brano Frie-dick Nietshit (2022), con il quale il poveretto tenta disperatamente di vendicarsi delle verità che il geniale filosofo tedesco espresse circa il «cristianesimo»… oppure si pensi al brano Zimbello Di Porenzo (2022), tramite cui il gelatinoso eunuco tenta di vendicarsi del rifiuto subìto dal suo amico virtuale Di Lorenzo, il quale lo aveva bloccato ed eliminato, poiché non ne poteva più della sua incredibile stupidità e inferiorità.
3. Egli si meraviglia se qualcuno usa la parola classici per definire dei classici (proprio come faceva egli stesso ma solo fino al 13 agosto 2021).
4. Egli manca sia di cultura sia di qualunque altra dote, tanto da fare decine di grossolani errori di grammatica e pubblicare spazzatura sonora improponibile, senza nemmeno provare vergogna. (D’altra parte, egli non mostra mai né la propria faccia né il proprio nome, quindi si sente al sicuro nel suo nascondiglio da scarafaggio…)
5. Egli è specializzato nell’infame pratica di fare affermazioni totalmente false e inventate circa le persone, come ad esempio quando afferma che Tizio avrebbe fatto una data cosa «per rosicamento acuto», laddove invece Tizio ha fatto quella cosa per puro divertimento (o comunque per ragioni che soltanto Tizio può conoscere).
6. Egli continua imperterrito a imitare – in tanti modi – gli uomini che vorrebbe screditare e così facendo dimostra la propria confusione, la propria isteria, la propria incoerenza eccetera, già notate da tanta gente che ride da anni di codesto scherzo di natura.
7. Egli è l’apoteosi della debolezza, della vanità e della tragicomicità.
Tutto molto bello.
22 September 2023
Ah! ah! ah! ah! ah!
A proposito: l’«errore dovuto alla fretta» è il corrispettivo della «graduale evoluzione dei gusti musicali». Si chiama disonestà. Riconoscere apertamente la propria ignoranza (che porta a ripetuti strafalcioni) o la propria rabbia infantile (che porta a denigrare ciò che fino al giorno prima si elogiava) sarebbe troppo difficile, per certi soggetti.
Il maestro al contrario prosegue con il suo insuperabile esempio ed io lo ringrazio, come da prassi.
Ah, dimenticavo: «neutrale» e «dalla parte del bene» si escludono a vicenda (un po’ come i Greci antichi e il «cristianesimo») ma non è certo una novità che il cavaliere di Zio viva in perenne contraddizione…
Si vocifera che io utilizzerei «due pesi e due misure», poiché non farei notare eventuali errori di grammatica a non identificati amici che li commetterebbero.
Sorge spontanea una domanda: per quale motivo io dovrei rompere le palle ai miei amici con simili correzioni non richieste? Il mio istinto mi porta a farlo solo in relazione a buffi personaggi – perennemente nascosti dietro imbarazzanti soprannomi – che si vantano pubblicamente di essere «colti» e di scrivere in modo «impeccabile», nonostante la clamorosa evidenza del contrario. Questo è divertente e salutare e il mio corpo è sempre alla ricerca istintiva di cose divertenti e salutari.
Se mi mettessi a correggere gratuitamente gli amici, diventerei come minimo inopportuno e fastidioso e in questo non ci sarebbe nulla di divertente e salutare.
Chiunque abbia formulato un simile «pensiero», ha solo dimostrato – per l’ennesima volta – di essere poco intelligente.
Ogni riferimento all’unico, vero campione di doppiopesismo è puramente casuale.
Non sono certo io quello che definisce la stessa, identica cosa come «specchio dell’asilo» e come «concetto molto serio e importante» a seconda della convenienza; non sono certo io quello che quando pubblica uno screenshot occulta i dati di certe persone ma non occulta quelli di altre e al contempo afferma che non ci sia «niente di male» nel pubblicare screenshot di commenti altrui; non sono certo io quello che definisce lo stesso canale come «bellissimo canale musicale» e come «vaso sanitario di canale» a seconda della propria isteria. Giusto per fare un paio di esempi.
21 September 2023
Louis-Guillaume Perreaux (1816-1889) è stato un ingegnere e inventore francese che brevettò uno dei primi prototipi di motocicletta nel 1869.
Perreaux nacque in Normandia, in Francia e dopo aver frequentato le scuole elementari ad Almenêches mostrò un precoce interesse per l’ingegneria inventando – all’età di dodici anni – un bastone da passeggio che era anche un fucile.
Perreaux, applicando un piccolo motore a vapore sul telaio di un velocipede, contribuì all’invenzione del primo motociclo. Egli brevettò la sua invenzione con il numero 83.691 il 16 marzo 1869, continuando a perfezionarla fino al 1885.
Il progetto era caratterizzato da un motore a vapore monocilindrico, placcato in ottone, con un bruciatore ad alcol piazzato sotto la sella di un velocipede Michaux.
La trasmissione avveniva a mezzo di due cinghie e raggiungeva la velocità di circa sedici chilometri orari.
Il prototipo originale è oggi esposto al Musée de l'Île-de-France al Castello di Sceaux.
Perreaux era un ingegnere meccanico e desiderava costruire un velocipede a motore e commercializzarlo, dopo aver realizzato altre invenzioni in vari campi.
Il 26 dicembre 1868 depositò il primo brevetto del Vélocipede à Grande Vitesse, che prevedeva un velocipede «destinato a percorrere distanze immense senza affaticarsi»; a questo primo vago brevetto ne seguì un altro il 23 dicembre 1869 in cui aggiunse un telaio monotrave in acciaio.
Nel maggio del 1870 nacque ufficialmente il Vélocipede à Grande Vitesse, alimentato con un motore elettrico, poi modificato con il brevetto quasi definitivo del 14 giugno 1871 che Perreaux definì «meno imbarazzante del sistema elettrico e di funzionamento più regolare».
Nel nuovo progetto il motore elettrico era sostituito con un motore a vapore monocilindrico alimentato ad alcol o petrolio o olio per lampade. Perreaux posizionò il motore tra la sella e la ruota posteriore. Nell’ultimo brevetto modificò la caldaia e il focolaio del motore. Così nacque la sua moto primitiva che aveva una cilindrata di 303,9 centimetri cubici e raggiungeva i 35 chilometri orari.
Perreaux la produsse nel 1971-72 in cinque o sei esemplari che decise di mettere in vendita al prezzo di tremila franchi, pubblicizzandoli con l’intento di «rimpiazzare la razza cavallina potendo percorrere distanze favolose a trentacinque chilometri orari».
L’unico esemplare esistente è conservato al Musée de l’Île-de-France al Castello di Sceaux nella regione dell’Île-de-France.
Sylvester Howard Roper (1823-1896) è stato un inventore americano e un costruttore pioniere delle prime automobili e motociclette di Boston, Massachusetts.
Nel 1863 costruì una carrozza a vapore, una delle prime automobili.
La motocicletta a vapore Roper del 1867-69 potrebbe essere stata la prima motocicletta, per la quale egli fu inserito nella Motorcycle Hall of Fame nel 2002.
Tuttavia il Vgv di Perreaux (prodotto nel 1867-71) è ufficialmente riconosciuto come la prima motocicletta della storia.
La Daimler Einspur – che talvolta è erroneamente considerata la prima motocicletta – è stata la prima motocicletta con motore a scoppio.
Sia alle macchine Michaux-Perreaux sia a quelle Roper sono stati assegnati gli anni di origine 1867, 1868 e 1869 da diverse autorità…
Entrambe le motociclette a vapore sono rifiutate – come «prima motocicletta» – da altri esperti, come ad esempio il redattore tecnico di Cycle World Kevin Cameron, il quale sostiene che una vera motocicletta «deve utilizzare un motore a combustione interna a benzina». Costoro danno quindi credito alla Daimler Reitwagen (1885) di Wilhelm Maybach e Gottlieb Daimler.
20 September 2023
L’ottava sinfonia è la più breve e più atipica delle composizioni sinfoniche di Beethoven. Di carattere brillante e spirituale, essa segna un ritorno inatteso a una forma decisamente classica, consona ai modelli di Mozart e Haydn. Tuttavia, salvo l’aspetto formale della composizione – per esempio il ritorno del minuetto come terzo movimento o la breve durata della composizione nel suo insieme – la sinfonia n. 8 rimane indubbiamente un’opera della maturità artistica del compositore per la cura del lavoro strumentale e il sapiente sviluppo del gioco armonico.
19 September 2023
18 September 2023
Il vecchio Giovanni Sebastiano la sapeva lunga!
Già…
In che tonalità è il tuo brano dal titolo Ecco (2023)?
In fa maggiore. Dinamica?
Forte.
Tempo?
Adagio con disagio.
A che cosa ti sei ispirato?
Ai «Pink Floyd» (1968-94, 2005, 2007, 2013-14, 2022), da non confondere con i Pink Floyd (1965-68). Chris come si sente?
Al di là del bene e del male.
Qual è la tua sinfonia beethoveniana preferita?
L’ottava. Qual è la marca del tuo ventilatore? Flyer. Che cos’è la musica, per te? Un abbellimento occasionale della mia vita. Ti consideri un musicista professionista? No. Vorresti esserlo? No. Qual è lo scopo della tua vita? La vita stessa, la quale non ha altro scopo se non quello di superare costantemente sé stessa.
Quindi che fai? Accolgo l’ignoto e l’imprevedibile senza cercare di stabilire un ordine con regole e razionalità. Come vivi? Consapevole di essere in balia del caos. Che cos’è la decadenza? Tutto quello che limita l’istinto e la forza vitale.
Il tachimetro è sì uno strumento specifico per il rilevamento della velocità ma esistono anche altri metodi per poter avere l’indicazione della velocità:
1. Il Gps. Codesto dispositivo, nato per la tracciabilità della posizione sulla Terra, è capace d’indicare la velocità effettiva del dispositivo, anche se richiede uno spostamento minimo del dispositivo, risultando lento nell’aggiornamento dei cambi di velocità.
2. La ruota fonica. Di utilizzo prevalentemente motociclistico, consiste nell’utilizzo di un disco traforato e di un trasduttore magnetico per il rilevamento della velocità angolare e quindi della velocità di movimento del veicolo.
3. L’autovelox. Questo è un dispositivo utilizzato dalle forze dell’ordine per controllare l’andatura dei veicoli.
4. Il rilevamento a torcia. Quest’apparecchiatura richiede l’utilizzo di una torcia, applicata alla carrozzeria dell’auto e indirizzata perpendicolarmente sull’asfalto, in modo che il rilevatore possa misurare lo spostamento del fascio e la sua velocità. Questo sistema è utilizzato dalle riviste per il controllo delle auto.
17 September 2023
1. La velocità su fondi buoni richiede assetti rigidi per via del fatto che la moto deve scomporsi il meno possibile in frenata e accelerazione e recuperare velocemente l’assetto ideale.
2. Una moto che si usa su strade normali non potrà mai avere un assetto corretto per ogni strada che si percorre: per strada ci sono tratti veloci, tratti lenti, curve veloci, curve lente, buche di tutti i tipi, dossi di tutti i tipi… le situazioni sono così tante che si deve cercare un compromesso basandosi sul proprio stile di guida.
3. Un dosso stradale artificiale è uno strumento progettato per rallentare la velocità dei veicoli nei centri abitati, con gli scossoni che provoca nei veicoli che lo scavalcano a una velocità superiore a quella consentita in quel tratto stradale.
4. La Association of British Drivers, la National Motorists Association e siti internet come Americans Against Traffic Calming e No Speed Bumps sono critici nei confronti dell’utilizzo dei dossi stradali. Le loro argomentazioni includono:
i) i dossi possono ostacolare o rallentare l’accesso in determinate aree ai veicoli di soccorso;
ii) i dossi uccidono più persone di quante ne salvino, principalmente a causa dei ritardi dei servizi di emergenza;
iii) i dossi possono incoraggiare una rapida accelerazione e un aumento della velocità da parte dei motociclisti che cercano di recuperare il tempo perso per attraversare il dosso;
iv) i dossi sono dei sostituti per mancanza di obblighi precisi.
Un’altra possibile critica viene dal fatto che spesso non sono progettati secondo uno standard comune e con sufficiente precisione. Lo spigolo di un dosso, se non correttamente costruito, può danneggiare le ruote di una moto ed essere causa di incidenti.
5. Come afferma l’avvocato Giuseppe Simeone, «la maggior parte dei dissuasori di velocità che troviamo sulle nostre strade, ai sensi di legge, non sono classificati come dossi artificiali ma come attraversamenti pedonali rialzati». Pertanto, ogni amministrazione può decidere di fare come gli pare, rialzando la strada in modo talvolta abnorme e costituendo così un pericolo grave per l’incolumità delle due ruote.
Una delle cose più stupide, infantili, volgari, imbarazzanti che io abbia mai letto in tutta la mia vita è la seguente:
Durante l’infanzia Federico Niccio
fu picchiato dal padre prete in un cantuccio
per il resto della sua vita gli rimase il cruccio
la Geenna lo attende nell’eterno calduccio.
Semplicemente, le parole non bastano per descrivere in modo adeguato quanto sia basso il livello di codesta sciocchezza. Stesso discorso per il brano Frie-dick Nietshit (2022) – dello stesso autore – il cui ascolto è fortemente sconsigliato a chiunque ami la musica.
La cosa più imbarazzante è il disperato tentativo di fare l’impossibile e cioè di «screditare» il più grande filosofo occidentale – nonché una delle menti più geniali mai esistite – utilizzando mezzi così ridicoli, impotenti, puerili e fallimentari.
E tutto questo perché? Perché le sacrosante e geniali critiche nicciane alla più grande sciagura dell’umanità (il tragicomico «cristianesimo») hanno infastidito codesta buffa creatura, la quale con la sua ridicola reazione ha semplicemente confermato l’efficacia degli scritti di quell’uomo superiore e il proprio odio nei confronti della realtà (difesa con purissimo amore dal grande Nietzsche).
«andandogli in contro» è geniale, proprio come «c’è, ma come si permise?», «le 19,30 Pm», «nulla a cui spartire» e altre perle da «nobile, stoica e colta persona».
Io non smetterò mai di ringraziare per tutto questo bendidio – in termini di risate gratuite.
16 September 2023
Il tachimetro è lo strumento di misura della velocità istantanea di un mezzo di trasporto, generalmente terrestre (per mezzi aerei o navali si ricorre ad altri nomi).
Fu inventato e brevettato nel 1888 dal croato Josip Belušić, che inizialmente lo chiamò velocimeter.
Questo dispositivo è ormai universalmente installato su qualsiasi veicolo a motore ma ha incominciato a essere disponibile come opzionale nel 1900 e come equipaggiamento standard dal 1910 in poi.
I tachimetri per i veicoli specifici hanno nomi diversificati e utilizzano diversi modi di rilevamento della velocità. Ad esempio: per una barca si usa il tubo di Pitot; per un aereo si impiega un indicatore di airspeed – che sostanzialmente rileva il dato da un tubo di Pitot oppure da sensori con funzionamento analogo.
Sheep è un brano musicale scritto e composto da Roger Waters, incluso come quarta traccia nell’albo Animals pubblicato dai sedicenti Pink Floyd nel 1977.
Codesto grazioso brano – in origine intitolato Raving and Drooling e poi scartato dal discutibile albo Wish You Were Here – è stato composto completamente da Roger Waters. Dunque, è perfettamente corretto affermare che il vero compositore della canzone sia uno: Waters (testo e musica).
Naturalmente, l’arrangiamento è dei «Pink Floyd» (1968-94, 2005, 2007, 2013-14, 2022), da non confondere con i Pink Floyd (1965-68).
Certo, per chi non conosce nemmeno la differenza tra composizione e arrangiamento e per chi pensa che, «Se Tizio utilizza un tema di Caio, allora Tizio ha copiato il brano di Caio», queste parole non significano nulla ma tant’è…
15 September 2023
La mattina dell’11 settembre 2001, Silverstein aveva in programma un appuntamento con alcuni uomini d’affari all’ultimo piano della Torre Nord del Wtc ma la moglie Klara insistette perché il marito annullasse l’appuntamento per una visita medica. Poco tempo dopo – alle 8,46 – un Boeing 767 della American Airlines dirottato contro la torre, si schiantò proprio nella Torre Nord, andando a colpire fra i piani 93 e 99, uccidendo le persone che si trovavano all’interno. Silverstein dunque si salvò da morte certa. Stessa fortunata sorte è capitata ai figli di Silverstein, i quali proprio quel giorno tardarono al lavoro, salvandosi dagli attentati.
Nel 1871, a Reno in Nevada, Jacob Davis – un sarto originario della Lettonia – ebbe l’idea di utilizzare dei rivetti in rame per rinforzare i punti di tensione sui pantaloni, come ad esempio negli angoli della tasca e trovò il modo per esercitare la pressione necessaria a fissarli.
Non disponendo dei 68 dollari necessari per brevettare l’idea si mise in società con Levi Strauss, che nel 1853 aveva fondato – insieme con il cognato David Stern – l’ingrosso Levi Strauss & Co., dal quale acquistava frequentemente tessuti in fibra di canapa.
L’attività di Strauss si concentrava dal 1849 sulla vendita ambulante di abiti da lavoro a manovali e cercatori d’oro, sfruttando la richiesta di particolari tessuti utili al lavoro nelle miniere, ai carri dei pionieri e alle vele delle imbarcazioni. E fu proprio in base alle esigenze dei lavoratori che disegnò e realizzò la salopette, tutt’oggi ritenuto l’abbigliamento più comodo e pratico per i lavori manuali.
Strauss vantava un buon andamento degli affari e decise così di finanziare il brevetto e applicare subito il metodo nelle fabbriche.
Il 20 maggio 1873, fu brevettato – con il numero 139.121 – il moderno jeans in denim ed ebbe inizio la lunga storia della Levi Strauss & Co.
La caratteristica impuntura a doppio arco double arcuate sulle tasche posteriori fu creata nel 1873 ma fu registrata solo nel 1942.
Nel 1886, compare per la prima volta l’etichetta con due cavalli – in cuoio o spesso in una sua imitazione – posta sul retro dei pantaloni, che riporta le indicazioni della taglia e del modello, oltre a un marchio ricavato da un vecchio disegno pubblicitario raffigurante un elementare test di qualità: due cavalli che cercano di strappare – tirandoli in direzioni opposte – un paio di jeans, con ciò interpretando bene il concetto di resistenza.
Successivamente, avendo bisogno di distinguersi dalla concorrenza e di avere una immagine precisa, nacque un nuovo elemento di distinzione: la red tab, etichetta rossa di minuscole dimensioni cucita a bandiera sul bordo della tasca posteriore destra, con scritto Levi’s, tutto in maiuscolo e in verticale, che fu coperta da copyright nel 1936.
Dal 1890 in poi, tutti gli articoli prodotti dalla Levi Strauss e Co. sono numerati in sequenza. I pantaloni da lavoro rivettati ricevono la numerazione 501, che ancora oggi identifica il modello classico dei jeans Levi’s.
La forza del prodotto sta nella fedeltà alla sua forma originale, la linea 501 non segue i dettami della moda. Sono prodotti ancora oggi nella forma tradizionale, per suggerire a chi li indossa indipendenza, libertà e lo stile di vita americano.
Nel 1890, fu messo in vendita il primo modello di jeans Levi’s 501.
14 September 2023
Una piastra, nella scienza delle costruzioni, è un elemento strutturale con due dimensioni (lunghezza e larghezza) prevalenti rispetto alla terza (lo spessore) e la cui superficie sia, in media, piana (lastra piana).
Comunemente, si considera piastra un qualunque elemento piano sottile il cui spessore t sia inferiore a un ventesimo della dimensione minima l nel piano medio.
Il comportamento delle piastre si può suddividere, in una prima analisi, in:
i) comportamento a flessione – si valutano le deformazioni in direzione ortogonale al piano medio (lungo lo spessore);
ii) comportamento a membrana – si valutano le deformazioni nel piano medio.
I due tipi di analisi possono essere utilizzati separatamente qualora il carico applicato deformi la piastra prevalentemente a flessione o a membrana.
Il trave è la parte superiore del telaio motociclistico, che solitamente collega l’avantreno con il forcellone posteriore; di solito è accompagnato da una struttura inferiore chiamata culla, che serve a sostenere il propulsore.
Le sottocanna sono una tipologia di motociclette, usualmente costruite dall’ultimo decennio del Xix secolo al secondo decennio del Xx, caratterizzate dal posizionamento del serbatoio appeso al monotrave centrale del telaio.
Tale tecnica costruttiva – che rivela chiaramente la nascita della motocicletta come trasformazione della bicicletta mediante l’aggiunta del propulsore – era adottata allo scopo di contenere i costi di produzione, utilizzando telai della grande produzione di serie e, altresì, per lasciare libero il trave di essere utilizzato quale solido appoggio estemporaneo per il trasporto di persone e cose.
Il telaio rigido è considerato da molti immancabile se si vuole definire la propria moto una «vera» bobber o custom che riprenda le linee delle care, vecchie low rider degli anni che furono.
Per un utente medio – non particolarmente attento alla fedeltà storica e culturale del mezzo – si tratta di una scomodità pesante, oltre che dannosa per l’intera ciclistica appena la strada diventa dissestata.
Le motociclette hardtail sono dotate di telai rigidi della vecchia scuola, i quali non hanno sospensioni posteriori. La maggior parte delle motociclette fino alla prima metà del Xx secolo erano hardtail. La mancanza di sospensioni ha reso le hardtail poco praticabili per la guida su lunghe distanze.
Le hardtail rimbalzano sui dossi e hanno maggiori probabilità di perdere trazione rispetto alle moto dotate di sospensioni – inoltre sono difficili da guidare e generalmente vibrano molto.
Le carrozzerie delle motociclette hardtail sono desiderabili per il modo speciale in cui sono sentite dal pilota. Il disturbo prodotto dalla mancanza di una sospensione posteriore dimostra che i corpi hardtail sono sentiti più degli altri.
Le moto hardtail sono divertenti; essendo basse sono poco adatte alle curve veloci ma guidarle è un piacere.
La forcella Usd, detta anche «a steli rovesciati», è una forcella teleidraulica montata rovesciata, questo per alleggerire il peso delle cosiddette «masse non sospese», forze che agiscono negativamente sul comportamento della sospensione stessa. Altro risultato positivo fu la maggiore comodità nell’effettuare le regolazioni idrauliche. Con il modello classico, infatti, le regolazioni si trovano sotto al fodero della forcella, una zona molto scomoda sia per la regolazione sia per la progettazione, dal momento che limita le combinazioni di collegamento della ruota. Questi problemi sono stati risolti rovesciando la forcella, mentre le altre regolazioni – come la regolazione del precarico – non hanno avuto miglioramenti. La ruota è vincolata agli steli tramite un ulteriore elemento chiamato «piedino», che nei sistemi più economici è integrato nello stelo stesso.
La prima casa costruttrice ad utilizzare questo tipo di sospensione fu la Moto Guzzi già dal 1950 sul Falcone 500. Successivamente esso fu utilizzato negli anni settanta sulla V7 Speciale e sulla V 850 Gt.
La struttura di questa forcella non è molto diversa da quella teleidraulica classica, da cui si differenzia per la sola presenza del piedino, che è fissato all’estremità dello stelo.
13 September 2023
12 September 2023
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11 September 2023
Il Sistema Pubblico di Identità Digitale (in acronimo Spid) è il sistema unico di accesso con identità digitale ai servizi online della pubblica amministrazione italiana e dei privati aderenti. Cittadini e imprese possono accedere a tali servizi con un’identità digitale unica che ne permette l’accesso e la fruizione da qualsiasi dispositivo.
È stato introdotto per ovviare al fatto che il moltiplicarsi di servizi online costringeva i cittadini ad avere un numero sempre crescente di credenziali di accesso.
Lo Spid soddisfa la necessità di poter disporre di un unico set di credenziali in grado di garantire l’accesso a qualsiasi servizio web. Un sistema semplice per l’utente finale, normalizzato a livello nazionale, non esclusivo ma inclusivo, integrabile al sistema europeo.
L’identità Spid si ottiene facendone richiesta a uno degli identity provider (gestori di identità digitale) che è possibile scegliere liberamente fra quelli autorizzati dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgId).
L’autenticazione con lo Spid si declina in tre livelli di sicurezza delle credenziali, a seconda della tipologia di servizio.
Lo Spid fa parte del sistema definito dal regolamento Ue eIdas. Oltre alle funzioni previste da eIdas a livello europeo, un’innovazione solo italiana è la possibilità del suo utilizzo per firmare digitalmente documenti (la cosiddetta «Firma Spid»), cosa che ha consentito dal 2021 la sottoscrizione digitale delle proposte referendarie.
Ancora una volta (ormai si è perso il conto) l’Uomo Cancro ha ripreso la sua antica pratica consistente nel proiettare sugli altri le sue caratteristiche ereditarie, preoccupandosi pure di pubblicare il tutto nel suo maleodorante blog.
Ecco l’inevitabile sintesi:
i) egli è un completo fallimento morente;
ii) egli non ammette codesto suo insuccesso totale nella vita;
iii) egli si ritrova disoccupato, nullafacente e solo;
iv) egli trascorre molto del suo tempo su YouTube;
v) egli tira fuori delle patetiche ed esilaranti scuse come la volpe che non riesce ad arrivare all’uva;
vi) egli proietta tutto il suo disagio e fallimento su persone – sia famose sia sconosciute – che sono l’esatto opposto di lui, infinitamente più creative, forti, intelligenti e giovani di lui.
vii) egli costringe la gente a ridere di pietà;
viii) egli è una nullità;
ix) egli è l’incarnazione morente della tragicomicità e della vanità, specialmente quando blatera della sua «gloria musicale non ancora pervenuta»;
x) egli non ha niente da dire e si limita a scimmiottare gli altri.
Il problema di quel povero ragazzo morente è che non capisce un cazzo di niente ma al contempo ha la presunzione di emettere sentenze su tutto, specialmente su cose immensamente più grandi di lui e totalmente estranee alla sua natura difettosa.
Una santa morte dovrebbe fornirgli il meritato sollievo, magari con il bonus di un soggiorno in paradiso accanto a Zio.
Nel 1999, Arved Ashby ha cercato di dimostrare come Zappa smontasse gli ideali musicali e sociali in rapporto all’orchestra. Ciò si otteneva...
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